Questa
sezione è dedicata a tutti quei poeti che desiderino inviare una
poesia sul tema dell'acqua
D’ACQUA
UN SORSO
D’acqua
un sorso
prima che la muta del mondo
saldi le fessure dell’anima
nel sepolcreto dei vivi,
uccida i passeri
a macchia raccolti
nella soffitta del cuore.
GLI AMANTI SENZA TEMPO Nadia Angelini
Voglia
di cielo nell’azzurro esteso
che accende di narciso ogni mattino
l’immenso di quel liquido diamante;
riposi sulla gran distesa d’acqua
e canti una canzone che non s’ode.
Ma lui sereno e splendido t’ascolta
e la sua voce è musica, è stupore
quando t’accoglie nel suo caldo abbraccio
per regalarti frasi sue d’amore.
Legato a te per sempre da un destino
che in simbiosi riflette i tuoi colori:
grigi, se tu sei rabbuiato e triste,
e di smeraldo se sorridi al sole.
Quando tu piangi mormora e si danna
ma, se ti cheti, le acque azzurre sue
si tingono dei toni tuoi di pace
che a mille sono nell’arcobaleno.
Il mare, eterno amante degli amanti,
da sempre ha visto nascere passioni
e amori per durare una stagione.
Dagli albori del tempo ha amato il cielo:
l’abbraccia ancora come il primo giorno.
ACQUA Alba De Rosa
Acqua
sorgente
redimi
le mie mani e
l'anima mia.
Acqua limpida
lavami la pelle,
ché salata di lacrime.
Acqua santa,
acqua divina,
acqua pura
sono fatta di te.
Di te ho bisogno
per esistere. Acqua, dissetami.
Saziami, ché la mia
bocca cerca i baci suoi.
IL MARE CHE HO IN ME Tanya
Pagliara (1989)
Da
sola
su uno scoglio
il mormorio di un’onda
si azzittisce in uno schianto
alzo lo sguardo all'orizzonte
le vele
e navigo con esse
nel mare che è in me
AMO L'ACQUA DELLE POZZE Wilma Vedruccio (9 gennaio 2016)
Amo
l’acqua delle pozze
che sa farsi specchio al cielo
l ì le nuvole giocano coi fili d’erba
e il vento si esercita a crear onde.
Amo
l’acqua delle pozze
d ove il cielo scende in terra
e disseta selvatiche creature
che lì vanno a sorseggiare la vita.
Amo
l’acqua delle pozze
dove il cielo scioglie la sua luce
dove la terra si fa meno dura
e nei germogli attecchisce la speranza.
IN VENTUNO DI NERO Lorenzo Spurio
Un
boia ciascuno,
lame affilate e denti digrignati,
smorfie vane nei proclami d’acciaio:
in ventuno alla battigia genuflessi.
Con un mare ondoso,
non di tomento ma d’inganno
e le frontiere non c’erano più;
l’acqua che bagna le coste
le onde che sciamano lente,
il sangue che sfuma e si scioglie,
l’essenza vitale che si annulla
in una lotta dove vince
l’efferatezza peggiore.
Il risentimento ormai è dato ai pochi
e ci si annulla in molecole d’acqua
in un Mediterraneo
conca di morti
acquitrino di angosce
culla di dolore abissale.
Oggi
il mare si è tinto di rosso
ed emana un olezzo
di croci infuocate e sabbia straziata.
(17-02-2015)
Poesia ispirata all’esecuzione sommaria di ventuno egiziani copti
ad opera dei guerrieri dell’Isis avvenuta nel febbraio del 2015
sulle coste della Libia.
DOPO LA PIOGGIA Simona Bertocchi
Dopo
la pioggia
un cielo esausto finisce di urlare
la quiete si corica sugli affanni della natura.
Un sole timido allunga i suoi raggi
solleva la terra ed essa si scrolla l'acqua di dosso
si ricompone e con l'aria calda si pettina.
MEDITERRANEO Nina Maroccolo
Fiorisce
sott’acqua
un melodramma anfibio–
rapido addio
agl’incuranti coralli
o rovi d’infanzia– fragili animelle
come concilio d’occhi
che si perpetuano, perduti
nel difetto dell’amore,
del sistema binario
di chi svola e rivola e volando
consuma distillati
acque–rivoli.
Mi
pesa tutt’attorno il cuore
molle, che naufraga orditi
natanti, vaganti, affamati
cantori dell’uguaglianza
–sono
le fragili animelle sono
una lacrimosa flotta di anemoni…
ERI ACQUA Pasqualina Di Blasio
Eri
acqua che il vagabondo non chiede
chè le mani sanno scavare
fino alla foce che la terra nasconde.
E
Ora non sei neanche più terra.
Sei il volo che assecondo fedele
nascosto nel centro del cuore
che è cocciuta Dimora.
Eri
acqua generosa di fonte.
Diventasti
Alba
che il tramonto non offusca
né il verno appassisce.
Si
adombrò
definitivamente
l’estate…
quel
rotolare accaldato
di pietra ruggente
che nel grembo di fiume si getta.
E
Ritorno invocato non trova.
inedito,
diritti riservati
Scegli una lacrima Plinio Perilli
Scegli
una lacrima e la tramuti
in lago – ma su quel lago si specchia
il cielo: così quel cielo già adesso
ti entra in viso, prende il tuo stesso
sguardo che fa dell’amore un mare,
lo chiama gioco ad ogni onda, gorgo
in pensiero – il colmo che ogni fiume
accoglie, insala dolore delle lacrime –
le mie dentro le tue, immense in ogni
goccia o parola che non dici – torna sorriso,
tuttaluce d’un sole commosso di saperci.
SOLO DAL MARE
Tiziana Marini
Accade
cosi di vedere il mondo
solo dal mare
come Magellano i fuochi
come una festa che ti chiama.
L’insenatura,
il porto, la casa, il letto
con sopra una stella.
Perche’ il cielo entra ovunque.
Accade
cosi’ di vedere il mondo
solo dal mare, tra le palpebre.
E la nave poi oltrepassa il molo a destra
sulla rotta dell’ambra
toccando cormorani e primavere.
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UNA
DICHIARAZIONE D'AMORE
Poco
piu’
poco meno
di un eterno
c’e’ l’equilibrio dell’acqua
nuda, incauta, inestimabile
come la tua ricchezza lieve
impercettibile come il tuo peso.
Te
lo dico commossa
sentendomi aderire
pelle e sole.
COME SIRENA
Maria Rosa Catalano
Col
cannocchiale della fantasia
dilato ad arte la goccia,
diventa mare,
le spume bianche leggere
avvolgono
il fragile corpo.
Mi risucchia l'onda
come sirena
affondo
emergo
affondo.
Persa
nell'immensità dell'onda
vagheggio
libertà di donna monca.
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MARINA
Il
vento, increspa
l'onda dello Ionio.
Un volo di gabbiani
fa da sfondo.
Io, sono rapita
da sì tanto azzurro.
L'ORIGINE Anna Manna Clementi
L'abbraccio
dell'acqua
li vince
e si scioglie ogni differenza.
"Dammi
la forza tua, il tuo potere..."
Le
alghe scivolano ai lati
dei corpi avvinghiati nelle maree
nessuna distanza ormai
li separa.
A
riva le reti li attendono
ma loro rapiti
da reti diverse
sono immersi nell'alba.
Un
frullar d'ali
nel ventre della donna
un sibilo divino
a richiamare le alghe scivolose
per il nido.
E'
l'antica alleanza
dei corali nei fondali.
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DOMANI
Domani
ho voglia di lavarmi
in un Oceano
Scaglie
di tristezze spariranno nei vortici
dei pesci
malinconie
e sospiri
angosce e ferite
tutto potrà sparire in quella vastità di lacrime
farò piangere l'Oceano
ma io no
non
lascerò solcare il mio viso
da stupide fettucce
di pioggia
se
acqua deve essere
che sia enorme
minacciosa
ad ondate e spruzzi
che
sia arrabbiata e sfarzosa
come il dolore
di un amore finito
o la scoperta di un amico infido
dipingerò
il mare
se per caso fosse a me distante
lo
canterò per chiamarlo fino ad i miei fianchi
poi........................................
ti
vidi all'angolo della strada
con poche lacrime tra le mani congiunte
piangevi
ed io mi girai per capire perché
lurida,
con i vestiti sporchi
e quel bambino gracile tra le braccia
allora
piansi fitto fitto ed umile
per quel dolore onestamente detto
senza
sfarzi o minacce
senza maree e tsumani
mi ferì la visione del dolore!
LA
ZITA DEL MARE Paolo Carlucci
Scalza
alla darsena la zita
la carusa del mare ha nell’aurora
l’odore della notte ancora.
Soffre il tamburo del vento
sta nerovestita nell’alba, lei
tra le lampare
accesa d’altro vento
la zita del mare.
Il
mare delle nuvole, Edizioni Tracce, 2014
RESPIRO
VERDE-CELESTE
Iole Chessa Olivares
Una
lingua di sabbia
acqua
detriti di cielo
mutevoli quanto basta
mi scavano dall’infanzia.
Io
abbacinata dal mare
sempre in me
lo porto e vivo
come preghiera.
In
ogni mia parola
la sua forza
venata di puntiglio
ma anche
il suo “attimo fuggente”
aperto alla sfida
qualunque cosa
il gallo canti
all’aurora della sorte.
Il
mondo?
Un flusso incontenibile
onda anche di me
tra vicina miseria
e lontana eternità
nella sfuggente meraviglia
di un respiro verde-celeste
sacro
a ogni distanza.
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METAMORFOSI
Mutevole
più delle onde sull’acqua
la giovinezza in fine si spegne
come luce in una casa vuota.
Spoglia
d’ornamento la treccia
dell’esistenza a passi distesi
si muove per il mondo, e solo
lungo tralicci d’amore ritrova
antiche e nuove assonanze
che tremolanti s’attardano
al limitare del silenzio.
da
In piena sulla conchiglia, Pagine, 2002
LA FONTANA MALATA
Aldo Palazzeschi
Clof,
clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchette,
chchch...
E' giu',
nel cortile,
la povera
fontana
malata;
che spasimo!
sentirla
tossire.
Tossisce,
tossisce,
un poco
si tace...
di nuovo.
tossisce.
Mia povera
fontana,
il male
che hai
il cuore
mi preme.
Si tace,
non getta
piu' nulla.
Si tace,
non s'ode
rumore
di sorta
che forse...
che forse
sia morta?
Orrore
Ah! no.
Rieccola,
ancora
tossisce,
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
chchch....
La tisi
l'uccide.
Dio santo,
quel suo
eterno
tossire
mi fa
morire,
un poco
va bene,
ma tanto....
Che lagno!
Ma Habel!
Vittoria!
Andate,
correte,
chiudete
la fonte,
mi uccide
quel suo
eterno tossire!
Andate,
mettete
qualcosa
per farla
finire,
magari...
magari
morire.
Madonna!
Gesù!
Non più!
Non più.
Mia povera
fontana,
col male
che hai,
finisci
vedrai,
che uccidi
me pure.
Clof, clop, cloch,
cloffete,
cloppete,
clocchete,
chchch...
Å QUOI RÊVAIS-TU?
Jacques Prévert
Vêtue
puis revêtue
à quoi rêvais-tu
dévêtue
Je
laissais mon vison au vestiaire
et nous partions dans le désert
Nous vivions d’amour et d’eau fraîche
nous nous aimions dans la misère
nous mangions notre linge sale en famine
et sur la nappe de sable noir
tintait la vaisselle du soleil
Nous nous aimions dans la misère
nous vivions d’amour et d’eau fraîche
J’étais ta nue propriété.
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A
CHE PENSAVI?
Prima
vestita poi rivestita
a che pensavi
svestita
Lasciavo
il mio visone al guardaroba
e andavamo nel deserto
Vivevamo d’amore e d’acqua fresca
Ci amavamo in povertà
mangiavamo i nostri panni sporchi in famità
e sulla tovaglia di sabbia nera tintinnavano
le stoviglie del sole
Ci amavamo in povertà
Vivevamo in povertà
Vivevamo d’amore e d’acqua fresca
Io ero la tua nuda proprietà.
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LA
RIVIERE
Tes
jeunes seins brillaient sous la lune
mais il a jeté
le caillou glace
la froide pierre de la jalousie
sur le reflet
de ta beauté
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IL
FIUME
I
tuoi giovani seni brillavano alla luna
ma lui ha buttato
il gelido sasso
la fredda pietra della gelosia
sul riflesso
della
tua bellezza Jacques Prévert, La pioggia e il bel tempo, TEA, 1995
CANZONE DI MAGGIO
di Hugo Von Hofmannsthal
Le
acque precipitano, per ingoiarci,
Crollano i sassi per ammazzarci,
Calano già, con ali robuste,
Su di noi uccelli di rapina.
Ma
a valle si stende un paese
Che nei laghi senza età
Specchia frutti senza fine.
Fronti
di marmo e bordi di fontane
Emergono da campi fioriti,
E soffiano i venti leggeri.
da
Canto di vita, Einaudi, 1971
RUMORE D’ACQUA
Adriana Centi
Vanno
fiumi
dove forte è canto e gemito d’acqua
dove a notte la luna
sussurra la sua malinconia
e torvo lo scoglio
tra cielo e mare
consuma i suoi giorni.
E
vanno le vele
per ignoti lidi vanno
su imprevedibile onda il vento.
Rumore
rumore d’acqua
Intenso odore d’alga.
da
Barche di carta tinte d’inchiostro…, 2002
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VOCE
DI FONTE
Adriana Centi
Solo voce di fontana a sera
fontana ciarliera
che parla alle panchine
vuote
dice del paese arrampicato
confuso tra le rocce
di monti lavati
d'erba bagnata
del cielo turchino dopo la pioggia
dell'uomo solo la
testa vuota
lo sguardo fisso al pino
della ragazza incinta abbandonata
dell'amicizia di Furio
il cane del pastore
per la gatta zoppa
del duro
inverno
quando l'acqua gela
e ammutolisce.
da
Barche di carta, tinte d'inchiostro, Nuova Impronta Edizioni, 2002
CANTO DELL’ACQUA
Antonio Coppola (Inedito dedicato a Fausta Genziana Le Piane)
L’idea
stessa dell’acqua è trauma, grande rischio
furiosa e dispotica, presenza inane; non mi dai famiglia
ma distruggi sempre davanti a un raggio di sole.
Il nero fu nuvola poi pioggia, disgregazione e torsione;
oggi canto: mai hai distribuito dolcezza.
Se ti penso con gli uragani mi viene un brivido di pelle,
sono un tuo minuscolo essere in un gorgo implosivo.
Ma tu disseti anche e faciliti riconciliazioni; spaventosa
acqua come pascimento; nasci “rompendo le acque”.
Ti presenti prima di nascere, senza appello anche se
dalle mie mani raccolgo teoremi giustamente straripando.
Figlia di miriadi di anime sei, nei grigiori assopiti,
la schiena, il berretto, un ginocchio. Ti ho pensato
alle tue rive e manco da tanto tempo, sorellastra
che gemi sotto il bosco e cammini in superficie
come uno specchio: sei specchio, luce e morte.
Roma,
15 dicembre 2012
SONNO DI GAROFANI
Franco Costabile
L’acqua
del paese
ancora scorre
senza tubature,
né s’alzano antenne
architetture
di pulegge e gru
perché gli uccelli
possono sbagliare.
C’è pace
vita chiara
di donne di bambini
di carri tirati dai buoi
e a sera, quando ai balconi
c’è sonno di garofani,
due stelle bizantine
s’affittano una stanza
nel cielo della piazza.
da
La rosa nel bicchiere, Jaca Book, 1994
LA FIUMARA
Francesco Dell'Apa
Dall’antico
ponte
interrotto dalla frana invernale
osservo nella stagione estiva
una pietraia marziana
nella solitaria fiumara.
Un fruscio di canne
ondeggiante alla brezza mattutina
rompe il silenzio.
Un rigagnolo scorre
lungo l’argine destro.
La visione scabra e lacerante
desta nell’animo
il fluire del tempo
mentre l’acqua mormorando
scorre verso lo Jonio.
L’OURAGAN
Léopold Sédar Senghor
L’ouragan arrache tout autour de
moi
Et l’ouragan arrache en moi feuilles et paroles futiles.
Des tourbillions d epassion sifflent en silence
Mais paix sur la tornade sèche, sur la fuite de l’hivernage!
Toi Vent ardent Vent pur, vent-de-belle-saison,
brûle toute
fleur toute pensée vaine
Quand retombe le sable sur les dunes du Coeur.
Servante, suspends ton geste de statue et vous, enfants, vos
jeux et vos rires d’ivoire.
Toi, qu’elle consume ta voix avec ton corps, qu’elle sèche
le parfum de ta chiar
La flamme qui illumine ma nuit, comme une colonne et
comme une palme.
Embrase mes lèvres de sang, Esprit, soufflé sur les cordes
de ma kôra
Que s’élève mon chant, aussi pur que l’or de
Galam.
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L’URAGANO
L’uragano
tutto svelle intorno a me
l’uragano svelle in me foglie e parole futili.
Turbini di passione sibilano in silenzio
ma pace è nel tornado arido, nella fuga dell’invernata!
Tu Vento ardente Vento puro, vento-della-bella-stagione,
brucia ogni fiore ogni pensiero vano
quando la sabbia ricade sulle dune del cuore.
Schiava, ferma il tuo gesto di statua e voi, fanciulli, i vostri
giochi e le risa d’avorio.
A te consumi la voce insieme col corpo, secchi il profumo
della tua carne
la fiamma che illumina la mia notte, come una colonna,
come una palma.
Brucia le mie labbra di sangue, Spirito, soffia sulle corde
della mia Kôra
che il mio canto si alzi puro come l’oro di Galam.