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GLI ARTISTI


Rossana Borzelli

la magia del legno

Il cognome Borzelli a Roma è notissimo. I negozi si occupavano un tempo di bricolage e offrono oggi un ottimo servizio di prodotti di falegnameria artigianale su misura. Se passate per caso per Viale Somalia al numero 129-131, lo show room della nota ditta mostra alcuni esemplari di lavorazioni in legno quali librerie, mensole, sportelli, cassettiere ecc. Ma nel negozio trovano posto due porte dipinte e, tra gli altri oggetti appoggiati sulle mensole, spiccano alcuni lavori in legno dipinto: si tratta di figure di donna create da Rossana Borzelli.
Rossana Borzelli, nata a Roma nel 1956, ha frequentato diversi studi d'arte tra Roma e Napoli. Ha esposto in Italia, Francia, Belgio, Finlandia e nei prossimi mesi è prevista anche un'esposizione ad Amburgo. Nel 2000 ha conseguito il primo premio di pittura a Cannes, nel 2003-2004 i premi per la migliore scenografia in due rassegne di spettacoli teatrali a Bracciano. Il suo lavoro consiste soprattutto nel dipingere, su diversi supporti, grandi volti prevalentemente di donne. Donne raccontate da una donna, che aspira a cogliere stati emozionali profondi e un vissuto che va oltre le apparenze; un compito difficile quello di dare immagine ad un'identità, che i travagli del contemporaneo hanno rivelato essere tremendamente fragile e scissa.
Attualmente vive e lavora a Manziana.
Rossana risponde volentieri ad alcune domande.

- Come nasce il rapporto della sua famiglia con il legno?
Siamo romani da venti generazioni. Mio nonno era falegname, aveva sette fratelli e tutti e sette sono diventati falegnami. Tra di loro c’era il famoso Cesare che ha fondato i negozi di bricolage a Via Cola di Rienzo, alla Magliana ecc. Mio padre ha proseguito questa tradizione ma ha aperto negozi di bricolage che sono andati avanti fino ad un anno e mezzo fa spazzati via da Ikea e Castorama. Ora i negozi di bricolage sono tutti chiusi. Mio fratello ha ancora operai che avevano lavorato con mio nonno. Il nostro rapporto con il legno è il lavoro su misura: la mia famiglia lavora solo legno massello.

- Da dove proviene il legno?
E’quasi tutto italiano (pino, abete), eccetto quelli un po’ pregiati.

- Come si impara a diventare falegnami?
Stando vicino a falegnami che lavorano, è un lavoro di bottega, non esistono purtroppo in Italia scuole che insegnano questo mestiere. Se mio fratello cerca un falegname, non lo trova. Deve pregare in ginocchio i ragazzi perché lavorino per lui: si stancano, vogliono le mani pulite e le schegge danno fastidio…Non ci sono donne, mio fratello non ha mai conosciuto una donna falegname.

- A lei le schegge non danno fastidio?
Si, molte volte sono stata ferita dalle schegge, ma ho sempre pensato che facesse parte delle eventualità che si sarebbero potute presentare lavorando questo materiale.
Da quando sono piccola ho ricordo della falegnameria in cui lavorava mio nonno insieme ad altri mastri bravi come lui, e l'odore e il calore del legno mi hanno sempre affascinata. Trovavo spesso compensati su cui erano disegnati i mobili che mio nonno realizzava, a volte i disegni erano suoi a volte di mio padre.
Mio nonno era anche poeta usava il dialetto romano per esprimersi e a proposito del legno ha scritto:

Quant’è bello ‘sto legno! È così bello
che nun me stufo mai de rimirallo.
Quanno m’innamorai dè ‘sto vassallo
nun me vergogno a dillo èro fanello

Come lo viddi: cominciai attastallo,
m’entrò ner sangue, m’infiammò er cervello.
Ecco perché ‘sta spece de giojello
me rode tanto er culo de lassallo.
Spianuzza

Spianuzza era il nome con cui firmava le sue poesie.

- Cosa l’attira del lavoro sul legno?
Dipingere su legno presenta tante sorprese, è una materia viva che risponde e reagisce ai prodotti che si usano sulla sua superficie.

- Usa il legno perché era il materiale che aveva a disposizione?
Non è respingente come la tela, ma assorbe, ovviamente quando non viene trattato prima, ...sorprende e l'ho usato anche perché ne potevo disporre in quantità e dimensioni.

- Come vede una donna le altre donne? Quali donne vuole rappresentare?
Per quanto riguarda le donne, ho sempre ritratto persone che conosco, soprattutto amiche, mi piace parlare di loro, è l'unico modo che ho per raccontare la loro storia o le loro emozioni. Ho un bel rapporto col mondo femminile, ho amiche con le quali ho camminato lunghi percorsi della mia vita e i racconti delle vite delle donne, molto spesso, sono pieni di emozioni.
I loro volti ritratti sono volti di donne comuni ma studiandole nei particolari sono emersi sempre dettagli belli che non sembravano esserci ad una osservazione superficiale.
Ciò non toglie che ho conosciuto anche uomini interessanti, che ho ritratto, dico solo che la percentuale di donne ritratte è maggiore e quindi lo stimolo a lavorare su di loro è stato più grande.

- Con un aggettivo come definirebbe la sua donna?
Non ho un aggettivo per definire la donna che dipingo, non so a volte dicono che parlo molto di me stessa, e ne parlo con differenti stati d'animo, di conseguenza a volte sono donne fragili, a volte determinate a volte stanche ecc. ecc. un pò come va avanti la mia vita.

- Quali sono i suoi colori preferiti?
Amo tutti i colori, ho difficoltà ad usare il colore nei ritratti e nelle mani, non invece quando dipingo personaggi.
Potrebbe essere interessante da parte mia studiare questo fenomeno per capirmi di più, ma essendo molto istintiva e diretta, seguo l'emozione e vado avanti, le riflessioni su quello che faccio sono gli altri che mi costringono a farle, perché incuriositi, io invece non ho questa curiosità e mi voglio bene nelle scelte che faccio, ritengo infatti (e di questo mi sento molto fortunata) che il mio lavoro sia la mia espressione più libera.



Michèle Dalenc

L'atelier verre et feu est situé à Marseillan, dans l'Hérault. Après une formation aux techniques de la pâte de verre à l'école de céramique et du verre de La Bisbal en Catalogne espagnole, suivie d'une formation aux techniques de fusing et thermoformage du verre, j'ai longtemps expérimenté le travail du verre dans mon atelier, pour aboutir à la création d'une ligne de bijoux lumineux, incluant des métaux précieux (or, argent).
De mes voyages en Inde, j'ai rapporté le goût des couleurs, de la lumière qui sublime la couleur.
Avec mes bijoux, j'ai voulu rendre hommage à ces femmes di La Bisbal en Catalogna spagnola, indiennes, belles sans le savoir, grâce auxquelles j'ai osé marier les couleurs les plus improbables, en éclaboussant mes pièces de lumière.
Revenant à mes premières expérimentations céramiques, je crée depuis peu des sculptures en terre de raku enfumée et verre. Après l'exploration de la couleur, je m'essaie au noir et blanc, d'où mon choix de terres enfumées.
Un voyage en Australie a donné une autre direction à mon travail. Je travaille maintenant sur le thème du temps, qui passe, sculpte, érode, crée.
Mes sculptures ne sont pas tout à fait dans le mouvement du "Land Art", mais sont comme moi, éprises de liberté, et peuvent se poser dans les jardins, d'autant plus que mon premier métier est jardinier paysagiste.

Il laboratorio “Vetro e fuoco” è situato a Marseillan, nell’Hérault. Dopo essermi formata alle tecniche della pasta di vetro alla scuola di ceramica e del vetro a “La Bisbal” in Catalagna spagnola e a quelle di fusione e di attraverso il calore del vetro, a lungo, ho sperimentato il lavoro del vetro nel mio studio per arrivare alla creazione d’una linea di gioielli luminosi che includono metalli preziosi (oro, argento).
Dai miei viaggi in India, ho riportato il gusto dei colori, della luce che sublima il colore.
Con i miei gioielli, ho voluto rendere omaggio alle donne di “La Bisbal” in Catalogna spagnola, indiane, belle senza saperlo, grazie alle quali ho osato sposare i colori più improbabili, schizzando i miei lavori di luce.
Ritornando alle mie prime sperimentazioni di ceramica, ho creato da poco delle sculture in terra di raku affumicato e vetro. Dopo l’esplorazione del colore, sperimento il bianco e nero, ecco perché ho scelto delle terre affumicate.
Un viaggio in Australia ha dato un’altra direzione al mio lavoro. Adesso lavoro sul tema del tempo che passa, scolpisce, consuma, crea.
Le mie sculture non rientrano nel movimento della “Land Art”, ma sono come me, ubriache di libertà e possono collocarsi nei giardini, tanto più che il mio primo lavoro è giardiniere paesaggista.